I teatri, i cinema, i musei, le discoteche, i locali vivono nel buio più desolato da un anno ormai ma c'è una luce all'orizzonte, un faro in lontananza a fendere la fitta nebbia che offusca il futuro dei musicanti, degli attori, dei danzatori e degli artisti: Sanremo anno 2021. Il Festival si farà, fughiamo da subito ogni residua incertezza a riguardo. Quello che non si farà invece sarà parlare di Musica, anche questa è una consuetudine se vogliamo, ma poco importa l'importante è che la macchina organizzativa si sia messa in moto, che Rai, sponsor e addetti ai lavori siano ricompensati del sacrificio fatto. Già appunto, il sacrificio, ma chi e che cosa viene realmente offerto al Dio Sole del digitale terrestre in cambio dell'agoniata prosperità? In primis il pubblico, quella deforme entità organica che occupa le platee o che per meglio dire le occupava prima di essere spazzata via dal terrificante virus venuto dalla Cina.Poi le naturali abitudini di tutti i coinvolti per via delle ben conosciute norme sul distanziamento fisico. Un Festival mascherato, quindi, che non mancherà di esibirsi in maschera, magari sarà proprio Achille Lauro nelle vesti di outsider quest'anno a farsene carico, e poi un Festival senza maschere cioè quelli con la pila in mano pronti ad accompagnarci al nostro posto in sala, e infine l' abnorme mascherina che come un magico filtro ci tiene al riparo dall'impeto virulento della frustrazione, della mediocrità, della rassegnazione, ma anche della rabbia, della contestazione, delle legittime rivendicazioni che minacciano quel mondo incantato, quell'oasi di leggerezza che Sanremo rappresenta. Perché fare Sanremo? Proprio per quello che ho appena scritto, perché privare gli italiani del diritto a evadere da tutto ciò che li opprime almeno per qualche giorno? Perché non dare la prova che cantare, sognare e divertirsi è ancora possibile?Come dar loro torto, le cose si aggiusteranno, non è forse così?E poi chi sono io, chi siamo noi tutti per mettere limiti a ciò che si può o non si può fare?Come vedete è solo una questione di punti di vista, in ogni caso opinabili, discutibili e non imprescindibili da ogni direzione.In ogni caso, anche sotto il profilo della legittimità della questione per i parametri del tipo Sanremo sì vs Cinema no ad esempio, per ricollegarci al prologo di questo articolo, sono sempre le scelte dettate da determinati interessi e dalle peculiarità degli elementi in gioco a fare la differenza. Basta navigare a random tra i vari settori produttivi e/o commerciali per innescare o incappare in polemiche. Perché non fare Sanremo? Perché o tutti o nessuno, credo sia intuibile che basta guardare la cosa da più prospettive per spostare l'asse della ragione da una parte piuttosto che dall'altra.Quindi?Perché non fare Sanremo non è una domanda sorta con l'avvento dell'emergenza sanitaria, in realtà ce lo chiediamo da un sacco di tempo ormai, solo che ci siamo abituati a farci piacere la risposta: "Sanremo non è altro che uno show televisivo, un fatto di costume, una tradizione, insomma Sanremo è Sanremo eccheccaxxo!" Personalmente non sono solito usare citazioni per esprimere un concetto, un po' perché lo trovo spocchioso ma soprattutto perché in verità non possiedo poi tutto questo bagaglio culturale dal quale accingere; tuttavia farò una eccezione poiché mai come in questo caso Fabrizio De André ha espresso esattamente ciò che anch'io sostengo e che riassumo così: "se scrivere canzoni, fare Musica, vuol dire esprimere i propri sentimenti o i propri pensieri il fatto stesso non può essere oggetto di competizione".L'affermazione, a mio avviso di una lucidità assoluta, fu fatta quasi quarant'anni fa a seguito di una intervista condotta da un certo Enzo Biagi in un'epoca in cui la cosiddetta gara era tra chi cantava più o meno bene e tra chi riusciva ad avvicinarsi meglio ai canoni sanremesi per l'appunto. Un tempo in cui la voce aveva ancora un senso anche se ridotta ad arma da competizione e non a strumento di espressione come più propriamente dovrebbe essere intesa.Oggi, anche questi parametri sono stati ampiamente disillusi e tra esperimenti, colpi ad effetto, cambi di conduzione, strafalcioni vari, retorica all'ingrosso e l'immancabile gossip assistiamo anno dopo anno al decadimento della Musica e della formula canzone stessa, con la lingua italiana completamente violentata a colpi di rime a caso per opera di personaggi fino a quel momento senza nessun tipo di credenziali. Vogliamo giustificare tutto questo con i soliti argomenti?Liberissimi di farlo nonché legittimo, tuttavia credo che sia ipocrita o quantomeno superficiale pensare che dietro questo tipo di "atteggiamento", di "approccio" al fenomeno Sanremo non si nasconda nessun tipo di insidia e che non si rischi di annichilire il senso critico o il concetto stesso di percezione della Musica e del talento stesso.Se ciò che ci viene proposto e, in un certo senso venduto è privo di una chiara e consapevole personalità, mi riferisco agli artisti o presunti tali, come possiamo pensare di sviluppare un qualsivoglia senso critico e di conseguenza personale? Abbiamo ancora la possibilità di scegliere.Facciamo una scelta, dunque, e che sia quella giusta per noi. Cristiano Contin
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