Musica o intrattenimento?
COME OGGI LA MUSICA VIENE RECEPITA.
Abbiamo un occhio di attenzione per i nostri artisti che ci fanno tanto divertire a appasionare
Giuseppe Conte
Queste sono le parole che l’ex Presidente del Consiglio rivolgeva al settore dello Spettacolo e della Cultura in una delle sue conferenze stampa durante uno dei momenti più critici dell’emergenza Covid-19. Comincio da questa frase emblematica non tanto per soffermarmi sulla scia di indignazione che ha inevitabilmente suscitato, ma per provare ad approfondire o quanto meno a riflettere sul concetto che in qualche maniera viene così platealmente sdoganato. Non voglio pensare e non credo affatto che ci sia una qualsivoglia premeditazione in tali parole, credo invece che ci troviamo di fronte a una sorta di inconsapevole leggerezza, nonché il consolidarsi di un’accezione distorta e ancor più rilevante, di una vera e propria percezione involuta di ciò che dovrebbe rappresentare la Musica, lo spettacolo, l’arte. Il Presidente Conte si è semplicemente espresso nel modo più comune e tristemente qualunquista con cui tutti in maniera, più o meno incondizionata, ci capita di esprimerci.
Da che cosa deriva questa non consapevolezza, questo narcolettico e apatico stato in cui siamo precipitati? A mio modesto avviso e con la dovuta cautela che un argomento così complesso e delicato richiede, siamo stati lentamente e letteralmente separati dalla concezione più profonda delle nostre esigenze intelletive, sensoriali e spirituali così tanto che, l’evasione si è trasformata in svago, l’emozione in folclore, la Musica in intrattenimento. Non è la Bellezza che insegue il sublime a distinguersi ma la bellezza artefatta, contaminata dalla provocazione, dal protagonismo e dal mero esibizionismo. Ovvio che una così drastica deduzione necessiterebbe di una più oculata analisi storico-sociale e che sia altresì evidente che vi siano processi e meccanismi legati alle politiche economiche piuttosto che alla comunicazione complici e in un certo senso colpevoli di cotanto degrado culturale, tuttavia, in tutto questo c’è chi colpisce, chi subisce ma chi ancor di più, cinicamente, sta a guardare: che questi ultimi, quindi, abbiano a che vedere con gli artisti stessi?