Gegè Telesforo • Racconto di un concerto dove tutto diventa possibile

È il 30 aprile, una tiepida giornata di primavera, per le strade si respira un’aria mista di speranza e incertezza, io e mia moglie Elena stiamo per entrare nel Teatro Ristori di Verona, a pochi metri dal quale la maestosa Arena sta per riempirsi dei fan di Zucchero Fornaciari.
Proprio oggi ricorre l’International Jazz Day, anche il Jazz quindi ha ottenuto il suo meritato riconoscimento sul calendario ma ciò che più conta è quello che sta per succedere sul palco del piccolo ed elegante teatro veronese.

Con impeto quasi eroico inalo un respiro intriso dell’odore trepidante emanato dal velluto rosso delle poltrone mescolato a quello del parquet, è una sensazione liberatoria e appagante non solo vedere rivivere il teatro ma riconoscerne gli inconfondibili odori, percepirne gli scricchiolii e immaginare quali storie si celano dietro le persone che a poco a poco entrano per sedersi al loro posto. Dopo due interminabili anni di sacrificio tutto acquista un rinsavito fascino, ogni singolo momento, ogni piccolo movimento, ogni apparentemente insignificante dettaglio diventa unico e indelebile.

Si abbassano le luci in platea e una giovane e timida ma allo stesso tempo incantevole voce inizia a disegnare melodie che sembrano percorrere traiettorie impervie che vengono come modellate dal contrabbasso e dal sax, cosicché le armonie si possano comporre e scomporre di volta in volta mentre la batteria ne definisce i confini ritmici.
Loro sono i MaNiDa e si rivelano una originale e sorprendente “open act” prima del quintetto di Gegè Telesforo, l’artista e la band di cui ora mi accingo a raccontare.

MaNiDa

Freedom Jazz Dance” è il brano con cui si presenta l’ensemble di Gegè; “Freedom” ovvero “Libertà”, alchimia pura a sancire quella che chiamerei Liberazione e non perché il riverbero del 25 aprile non si è ancora dissolto nell’aria bensì perché si avverte palesemente il bisogno di riprenderci il nostro tempo, di condividere le nostre emozioni per finalmente tornare a interagire.
Interazione”: vorrei partire e soffermarmi un attimo proprio su questa parola che Gegè Telesforo in uno dei suoi interventi ha intelligentemente sostituito alla parola “Integrazione” quando ha parlato di come la Musica non conosca confini e di come il suo linguaggio sia in qualche modo universale poiché l’infinita varietà di suoni provenienti da culture diverse, una volta che si incontrano e che appunto interagiscono danno vita a un nuovo linguaggio sonoro e interpretativo.

Così i cinque musicisti attesi sul palcoscenico del Ristori si preparano a diffondere un messaggio di contaminazione culturale e sonora, e lo faranno in maniera magistrale attraverso arrangiamenti e interpretazioni tanto curati quanto carichi di naturale passione.

Pietro Pancella

Michele Santoleri

La sezione ritmica è di per sé un piccolo capolavoro di sincronismo e ricerca; a seconda dello stile dei brani le connotazioni sono nette, ritmi africani si alternano a quelli latini passando dal be-bop al funk con naturalezza e trasporto emotivo.
Michele Santoleri alla batteria e Pietro Pancella al basso sono due giovanissimi talenti e rappresentano una vera scoperta non solo per la loro indiscutibile bravura e preparazione ma soprattutto per il modo o meglio ancora l’atteggiamento educato che sanno infondere alla loro esecuzione; si cercano e si trovano ripetutamente sul palco in un dialogo sempre affine e mai scontato.

Il profilo di Domenico Sanna, a volte curvo sul pianoforte altre ancora proteso sulla tastiera soprastante è l’anima armonica del contesto, concentrato, costantemente in ascolto, riesce in modo mirabile a scandire dinamiche e soluzioni talmente intense e maledettamente precise che sembrano sciogliersi come zucchero nel tè; il suo è un tocco gentile ma attento ad aggredire il tempo con vera sagacia ritmica.
Il feeling con Gegè e gli altri componenti della band è palpabile quel tanto che basta per rendere ogni performance irripetibile e unica.

Domenico Sanna

Poi in questa serata così ricca di meraviglia io e mia moglie a fianco a me rimaniamo letteralmente senza parole di fronte alla bellezza e alla straordinaria vocalità della cantante siciliana Daniela Spalletta, special guest dello show che dapprima si libra in vorticosi unisoni con lo stesso Gegè per poi regalare un momento di autentica magia con il brano “Zahara” da lei stessa composto e che sembra come riportarci in un tempo che tendiamo nostro malgrado a dimenticare, quello delle nostre origini, così ecco che le parole e le note prendono il profumo della terra e del mare e diventano ciò che più bramiamo e temiamo allo stesso tempo: la verità.

Daniela Spalletta

Concerto Jazz? Certo che sì, non nascondo però, e questa è una mia personalissima opinione come lo sono tutte le cose che scrivo del resto, che a me, per non dire a noi è sembrato molto di più, tanti sono gli elementi emersi, dall’innata verve di Gegè, tanto bravo a raccontarsi quanto a raccontare in maniera sia intelligente che divertente come nascono le canzoni, aneddoti, avventure e disavventure sulla vita del musicista e non solo, fino all’immaginario viaggio tra i ritmi del mondo riprodotti attraverso modi e stili musicali differenti.

Qualche giorno più tardi ho avuto la fortuna di collegarmi in videochiamata con Gegè che ringrazio ancora immensamente per il tempo che mi ha dedicato; abbiamo fatto una lunga chiacchierata nella quale ho potuto constatare quanta attenzione ci sia da parte sua nella preparazione professionale quando gli ho chiesto dei dettagli tecnici sulle prove e sulla struttura di alcuni brani che seppur risultino fruibili all’ascolto in realtà poi nascondono molteplici difficoltà di esecuzione se si pensa ai tempi cosiddetti dispari o alle melodie strettissime elaborate in alcuni momenti del concerto.
Cose da musicisti direte, avete pienamente ragione, ma ogni tanto è anche giusto ricordare che la Musica, affinché risulti piacevole, divertente ed emozionante richiede tanto studio e dedizione.

Gegè è senza dubbio un musicista dalla spiccata sensibilità e l’impressione che ne ho avuto è di una persona molto lucida soprattutto nell’analizzare i vari contesti musicali rapportati poi al mercato, in questo senso è stato molto chiaro asserendo che c’è una industria, quella discografica del mainstream intenta a fare “numeri” e una che invece cerca di concentrarsi sui progetti artistici, sull’innovazione, sulle contaminazioni e così via.
Artisti come Telesforo non si limitano a fare Musica e ad esibirsi, ma svolgono più attività per divulgare e informare su quanto avviene nel panorama musicale mondiale, sono di fatto una sorta di telecamera a circuito chiuso su mondi e realtà di cui la maggior parte delle persone ignorano l’esistenza.
Lo ha fatto agli inizi della sua carriera quando è stato uno degli autori e conduttori di Doc su Rai2 affiancando il grande Renzo Arbore dal quale ha in qualche modo assorbito l’arte dell’intrattenimento a suo dire e su cui mi trova senz’altro d’accordo utilissima per approcciarsi anche e soprattutto a quel pubblico che senza di essa rimarrebbe scettico o poco interessato a linguaggi musicali non propriamente commerciali o convenzionali, ha poi continuato fino ad oggi come testimoniano le recenti “Variazioni su Tema” per Rai5 o “Soundcheck” la nota trasmissione radiofonica di radio24 da lui condotta fino a poco tempo fa.

Gegè Telesforo

Gegè Telesforo è un artista senza dubbio colto ma infinitamente umile come lo sono i suoi musicisti e credo che il mondo della Musica non possa privarsi di figure di tale spessore affinché si continui a perpetuare il senso critico e la considerazione di cui ogni linguaggio musicale o artistico che sia necessita.
Gegè è la dimostrazione che in Musica tutto è possibile, qualora ne voleste la conferma andatelo a vedere in una tappa di quello che ha chiamato guarda caso “Impossibile Tour”.

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